I trend da tenere d’occhio nel 2013

È arrivato con il suo carico di aspettative, di speranze, ma anche di dubbi. Come sarà il 2013 per il mondo digitale? Sappiamo già che lo scenario che ci accompagna cambia vorticosamente, come un film proiettato alle nostre spalle. Però l’importante a volte, non è capire ogni singolo fotogramma, ma comprendere il senso, ovvero fuor di metafora, la direzione verso la quale le persone sembrano muoversi. Abbiamo individuato per voi qualche tendenza di cui sentirete certamente parlare nel 2013. Sì, insomma ci sentiamo come Paolo Fox o Branko: abbiamo fatto le previsioni per il nuovo anno! Ma come dice il buon Paolo, “divertiamoci a verificare le previsioni” a fine 2013. Per ora, ecco le nostre scommesse:


Il 2013 si troverà di fronte persone intraprendenti e appassionate a brand, idee, eventi, non certo persone qualunque, ma individui che “ci sanno fare” e che hanno un unico grande desiderio: rendere reale la loro idea. Abbiamo già visto i tanto noti “prosumer” all’opera per creare prodotti in collaborazione con le aziende. Ora il limite si sposta oltre: le idee delle persone diventano realtà grazie al finanziamento di molti, moltissimi “fan”.

La teoria della “coda lunga” ha già evidenziato come le nicchie rappresentino un’inesauribile fonte di risorse. L’esempio più strabiliante è quello di Amanda Palmer che ha ottenuto grazie ad una piattaforma libera di “fan-funding” un milione di dollari per la creazione del suo nuovo disco. Da una ricerca pubblicata da Econsultancy, risulta evidente che trovare i fondi nelle folle è un trend in decisa crescita: le piattaforme di crowdfunding, hanno visto una vera e propria impennata. Anche nel 2013 saranno le singole persone a fare la differenza!

Con  강남스타일 (ovvero Gangnam style) le radio ce lo hanno fatto capire velocemente e in modo sintetico: così come non è più solo l’inglese a farla da padrona nella musica, l’area anglofona non è più leader incontrastata dei mercati mondiali. I paesi emergenti cominciano a diventare luoghi dove si produce e dove si consuma e sempre più spesso troveremo prodotti e servizi creati per i Paesi “Emergenti”. Si stima per il 2013, un tasso di crescita del PIL superiore per tali paesi, rispetto alle vecchie economie.  Quello che serve, dunque è una grande apertura e la capacità di cogliere le sfumature locali caratteristiche di certi mercati che parlano lingue (e usano codici) anche molto differenti dai nostri.

Abbiamo assistito a una grande quantità di “cattivi” comportamenti da parte delle aziende: deforestazione (vi ricordate la campagna di Barbie di Greenpeace?), inquinamento perfino truffe. Ora le persone sembrano aver bisogno di aziende “dal cuore umano”, capaci di riconoscere il valore delle comunità e di condividere il valore generato. Da tempo la responsabilità sociale d’impresa è una voce che è entrata a fare parte dei bilanci delle aziende e da tempo le questioni ambientali fanno parte delle decisioni d’acquisto delle persone. Continueremo a sentire parlare di diritti, responsabilità sociale e sostenibilità.