Intelligenza Artificiale: cosa ci aspetta nel 2019


L’Intelligenza Artificiale in generale, e il machine learning nello specifico, sono stati uno degli argomenti clou del 2018, e tutto lascia presagire che nei prossimi 12 mesi la situazione non cambierà.

Questo fermento sull’argomento chiaramente arriverà ad esaurimento prima o poi, e l’AI diventerà una delle fondamenta acquisite della nostra vita quotidiana, proprio come la connessione a internet o l’elettricità hanno fatto in passato. Ma almeno per l’anno prossimo – e probabilmente anche più a lungo – possiamo aspettarci nuove applicazioni strabilianti… ed un costante entusiasmo da parte dei commentatori!

L’Intelligenza Artificiale ci orienta verso un futuro nel quale, non solo le macchine si occuperanno di svolgere il “lavoro fisico”, come hanno fatto dalla rivoluzione industriale in poi, ma anche di lavori maggiormente concettuali, di pensiero, come pianificare, costruire strategie e prendere decisioni.

Non c’è ancora un parere univoco sul fatto che questa sia una meravigliosa utopia, in cui gli umani saranno liberi di spendere il proprio tempo occupandosi di scopi più alti senza essere schiavi delle proprie necessità economiche, o piuttosto la strada per un futuro distopico di disoccupazione e rivolte sociali.

Con ogni probabilità nessuno di questi due scenari si avvererà nel 2019, ma questo non potrà certo sedare il dibattito. E mentre la discussione procede, ecco cinque trend per il prossimo anno:

1. L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE SARÀ SEMPRE PIÙ MATERIA DI POLITICA INTERNAZIONALE

Nel 2018 abbiamo visto le maggiori potenze mondiali alzare barriere per proteggere i propri interessi nell’ambito del commercio e della difesa. Il punto dove questo fenomeno è stato più evidente è la relazione tra le due superpotenze mondiali in ambito AI: Stati Uniti e Cina.

In risposta alle restrizioni e ai dazi imposti dagli USA sulle esportazioni di beni e servizi necessari allo sviluppo di Intelligenze Artificiali, la Cina ha moltiplicato i propri sforzi per rendere autosufficiente la propria capacità di ricerca e sviluppo.

Il produttore cinese Huawei ha annunciato piani di sviluppo per un microprocessore proprietario dedicato all’AI, riducendo in questo modo la dipendenza dell’industria cinese da produttori USA come Intel e Nvidia.

Nello stesso tempo, Google si è trovato ad affrontare molte critiche quando è emerso che stesse facendo piani di business con compagnie tecnologiche riconducibili al governo cinese, mentre si ritirava progressivamente (su insistenza dei dipendenti) dal proprio impegno con il governo americano, nel timore che le proprie tecnologie fossero usate per scopi militari.

Data la presa di forza delle politiche nazionaliste, ci sono due possibili pericoli in questa situazione:

  1. il primo è che l’AI possa essere adottata da regimi autoritari per restringere diritti acquisiti quali la libertà di pensiero e il diritto alla privacy.
  2. Il secondo è che queste tensioni possano compromettere lo spirito di cooperazione tra università e industrie che è stato fino ad ora strumentale al veloce sviluppo delle tecnologie di Intelligenza Artificiale: alzare barriere nazionali intorno agli sviluppi tecnologici porterà con ogni probabilità a un rallentamento nello sviluppo di linguaggi e standard condivisi e, di conseguenza, a minare l’utilità delle applicazioni AI che usano questi linguaggi.

2. L’AVANZAMENTO DELLA “AI TRASPARENTE”

La progressiva adozione di AI in ambiti più vasti, soprattutto quando riguarda il trattamento di dati personali, è ostacolata da quello che viene chiamato black box problem: nella maggior parte dei casi il funzionamento dell’AI appare oscuro e c’è la percezione che sia impossibile comprendere a fondo cosa stia davvero succedendo a questi dati.

È difficile spiegare questi funzionamenti, soprattutto considerando che uno dei maggiori punti di forza dell’Intelligenza Artificiale sta nella sua capacità di tracciare connessioni fra fenomeni anche distanti o controintuitivi.

Costruire fiducia nell’AI non è una questione di rassicurare il pubblico: sia ricerca che aziende trarrebbero molti vantaggi da un processo di maggiore apertura e trasparenza, che possa contrastare i pregiudizi che attualmente circondano trattamento dei dati ed algoritmi.

Ci sono studi che evidenziano come alcune aziende si stiano tenendo alla larga dal mondo dell’AI perché temono che la tecnologia attuale possa, in futuro, essere considerata non etica o scorretta.

Nel 2019 vedremo probabilmente crescere meccanismi e logiche progettati per garantire maggiore trasparenza nell’AI.

IBM ha sviluppato una tecnologia che serve a rendere tracciabili le decisioni prese dalla sua AI OpenScale Technology. Questa tecnologia fornisce informazioni in tempo reale non solo sulle decisioni che vengono prese, ma anche sulle loro logiche, esplicitando le connessioni tra i dati che le hanno guidate e il peso attribuito alle diverse informazioni.

Il GDPR adottato dall’Unione Europea ha creato le prime barriere di protezione per i cittadini contro decisioni prese da macchine che abbiano “impatto legale o significante”.

L’AI non è ancora un tema caldo nel dibattito politico, ma la sua rilevanza è sicuramente destinata a crescere nel 2019 anche in questo ambito, quindi è nell’interesse delle imprese operare con sempre maggiore trasparenza.

3. CRESCITA DELLA PENETRAZIONE DI AI E AUTOMAZIONE IN OGNI TIPOLOGIA DI BUSINESS

Nel 2018 le aziende hanno cominciato a sviluppare una maggiore comprensione di cosa sia o non sia in grado di fare l’AI. Dopo aver speso gli anni passati a organizzare i propri dati e identificare aree in cui l’AI potesse portare a risultati rapidi (o ad altrettanto rapidi fallimenti), le aziende sono ora pronte a muoversi in forze, passando da una fase di progetti pilota a un’adozione più strutturale.

Nei servizi finanziari, enormi registri in tempo reale di transazioni vengono comunemente analizzati da algoritmi di machine learning. I rivenditori sono esperti nell’acquisire dati dagli scontrini e dai programmi di fedeltà e processarli tramite Intelligenza Artificiale per individuare nuove opportunità di vendita.

L’industria manifatturiera utilizza l’AI predittiva per sapere con precisione quale sarà il carico dei diversi macchinari e prevedere quali saranno i prossimi soggetti a usura o rotture.

Nel 2019 vedremo crescere la fiducia nel fatto che questa tecnologia predittiva possa essere adottata su larga scala da diverse linee di business.

L’AI comincerà a essere introdotta anche nei reparti di HR e di acquisto, dove decisioni che riguarderanno la logistica – ma anche assunzioni e licenziamenti – potranno essere prese in base a informazioni acquisite dall’Intelligenza Artificiale. Di pari passo con l’adozione di servizi AI customizzati sulle esigenze dei diversi settori, crescerà anche l’offerta di soluzioni SAAS, in modo che siano accessibili anche a business la cui scala non permetta lo sviluppo ad hoc.

Crescerà anche la possibilità per le aziende di sfruttare l’Intelligenza Artificiale per individuare nuove opportunità di introito. Costruire database di transazioni e attività dei clienti permetterà a qualsiasi compagnia adeguatamente organizzata e attrezzata di googlizzarsi, diventando una fonte di dati e informazioni. Un esempio di questo processo è il produttore John Deere, che offre analisi basate sui dati delle coltivazioni, aiutando gli agricoltori a coltivare il grano in modo più efficiente.

Nel 2019 sempre più aziende adotteranno questa strategia, una volta che avranno compreso il valore potenziale delle informazioni che possiedono.

4. L’AI CREERÀ PIÙ POSTI DI LAVORO DI QUANTI NE FARÀ PERDERE

Come detto nell’introduzione, non sappiamo ancora se nel lungo termine la crescita delle macchine porterà a disoccupazione e crisi, a un’utopia senza obblighi lavorativi o (molto più probabilmente) a una via di mezzo tra questi scenari.

Quello che sappiamo però è che, almeno per il prossimo anno, questo problema non sussisterà. Gartner prevede che, alla fine del 2019, l’AI creerà più posti di lavoro di quanti ne farà perdere.

Mentre 1,8 milioni di posti di lavoro saranno persi – in particolare nel settore manifatturiero – 2,3 milioni saranno creati. In particolare, il report Gartner individua nei comparti di educazione, salute e pubblico quelli che trarranno il maggiore vantaggio in termini di impiego.

La ragione di questo andamento opposto è da ricercarsi nel fatto che, quando l’AI viene applicata a compiti non manuali, assume un aspetto di “aumento delle capacità” piuttosto che di sostituzione. Gli impiegati di magazzino e i cassieri sono spesso stati sostituiti dall’introduzione di macchine ma, quando si tratta – ad esempio – di medici o avvocati, i fornitori di servizi AI hanno fatto ogni sforzo possibile per presentare la loro tecnologia come qualcosa che possa lavorare in modo congiunto al professionista, assistendolo nei compiti ripetitivi, ma lasciando sempre a lui la fase decisionale.

Questo significa che queste industry beneficeranno di una crescita nelle assunzioni, reclutando tecnici in grado di installare la tecnologia ed addestrare il personale a usarla, mantenendo il numero di operatori.

Per il settore dei servizi finanziari, il futuro appare più cupo. Alcune stime, come quella fatta dall’ex CEO di Citigroup Vikram Pandit nel 2017 predicono che il numero di impiegati nel settore potrebbe calare del 30% nel corso di cinque anni. Dato che le funzioni di back-office possono essere sempre più svolte da macchine, abbiamo decisamente imboccato questa direzione già nel corso di quest’anno.

5. GLI ASSISTENTI VIRTUALI DIVENTERANNO VERAMENTE UTILI

L’AI è già molto intrecciata alle nostre vite, al punto che la maggior parte delle persone non realizza nemmeno che, quando cerca su Google, acquista su Amazon o guarda Netflix, precisi meccanismi di Intelligenza Artificiale sono al lavoro per rendere queste esperienze efficienti.

Un maggiore coinvolgimento si registra quando l’interazione avviene con un assistente virtuale, come Google Assistant, Siri o Alexa, che ci aiuta a districarci nella miriade di informazioni alle quali abbiamo accesso.

Nel 2019 sempre più persone sfrutteranno assistenti virtuali per gestire le proprie agende, pianificare viaggi o ordinare una pizza. Questi servizi diverranno sempre più utili, mano a mano che imparano ad anticipare le nostre esigenze e comprendere le nostre abitudini.

I dati acquisiti dagli utenti permettono agli sviluppatori di capire con esattezza quali funzionalità stiano portando un valore aggiunto e quali invece siano sotto-utilizzate, e stiano magari sfruttando risorse che potrebbero essere usate altrove in modo più efficiente.

Il risultato di ciò sarà che funzioni che vogliamo effettivamente delegare all’AI – come chiamare un taxi o ordinare del cibo – saranno sempre più efficienti e accessibili.

Gli assistenti virtuali sono progettati per diventare sempre più efficaci nel capire i loro utenti, imparando dalla mole sempre maggiore di datiinformazioni provenienti dalle conversazioni che intratteniamo con loro.

È evidente come le conversazioni che possiamo avere ad oggi con Siri o Alexa siano incespicanti: la veloce accelerazione in questo ambito implica che, per la fine del 2019, saremo in grado di avere dialoghi sempre più fluidi e naturali con le macchine con le quali condividiamo la nostra vita.

 

Traduzione dell’articolo di Bernard Marr “5 Important Artificial Intelligence Predictions (For 2019) Everyone Should Read”, apparso su Forbes il 3 dicembre 2018.

Share on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn