Il “content” è diventato lo strumento principe delle aziende per raggiungere un numero di consumatori sempre più consistente sui social.
I Social Media hanno praticamente costretto i brand ad investimenti importanti affinché la visibilità dei loro prodotti/servizi fosse ottimale.
Questa corsa al “content”, però, molte volte risulta cieca e scriteriata. Le aziende a volte non si soffermano nella valutazione delle proprie azioni sui social e possono incappare in clamorosi fiaschi.
Quali possono essere i motivi di questa involuzione?
Tra le principali cause possiamo considerare un aspetto legato alla qualità dei contenuti e un discorso legato al mancato monitoraggio di questi ultimi, dopo il loro lancio in rete.
A supporto di quanto ipotizzato, riportiamo una ricerca condotta da eMarketer sulla crisi dei “Native Content”. Questa indagine ha evidenziato come questi contenuti siano un “sintomo” del fatto che molti professionisti della rete perdano il controllo della distribuzione dei loro post. Infatti, come spesso accade, una volta creati i contenuti, si lanciano in rete, senza badare troppo alle reazioni dei fruitori. Questa mancanza crea quello che si potrebbe definire “the dark side of the contents”… nessuno sa dove vadano a finire, chi li legga e soprattutto se vengano apprezzati.
Secondo questa ricerca condotta negli U.S.A, gli investimenti per i “Native Content” sono sempre minori e lo scetticismo è in continua crescita tra i Marketers.
Per capire i motivi sono stati intervistati professionisti del web e imprenditori.
La maggior parte degli intervistati (37%) ha dichiarato che il maggiore ostacolo al successo dei “Native Content” sia dovuto proprio dalla qualità dei contenuti.
Possiamo dedurre che una crisi qualitativa possa essere dovuta non solo ad una carenza di creatività ma anche e soprattutto da una mancanza di monitoraggio del content lanciato. Se si analizzassero puntualmente le reazioni degli utenti ad un messaggio, un brand potrebbe correggere subito il tiro e perfezionare le comunicazioni future.
L’innovativa 3C Competitive Analysis sviluppata da CrowdM, oltre a monitorare le azioni del brand sui social, controlla anche i movimenti della concorrenza. In questo modo diventa più semplice capire i propri punti deboli e quelli dei competitor, per poi individuare la best Practice.
Ogni social ha il suo linguaggio e il suo target, solo con un’analisi dei contenuti trasversale, come nell’approccio della 3 C competitive Analysis, è possibile risparmiare tempo e investire al meglio sui contenuti.