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355% di crescita per il Social Media Spam nel primo semestre 2013

09/10/2013 09/10/2013

spamDal momento che i client email sono migliorati di parecchio in quanto a protezione dallo spam, gli spammer si stanno sempre più rivolgendo ai social network, dove hanno più chance di non essere bloccati. Questo è il motivo per cui un recente studio evidenzia come su un normale account di un social media si calcola infatti che lo spam abbia raggiunto il 355% nella prima metà del 2013.

Lo spam sta attaccando i social network tanto che pare che 1 su 200 contenuti postati sui canali social sia spam, e il 5% di tutte le app sviluppate per i social media siano “spammy” (ovvero promettano un potente e utile servizio ma in realtà inviino aggiornamenti spam). Questi sono alcuni dei numeri rivelati nel report Nexgate’s State of Social Media Spam, rilasciato la scorsa settimana.

Lo studio analizza 60 milioni di contenuti, raccolti da Facebook, Twitter, Google+, Youtube o LinkedIN, in un periodo di 2 anni (dal 2011 al 2013) e sembra confermare, come già evidenziato da una ricerca italiana pubblicata ad Agosto, che il “social spam” è un business in espansione.

“Come per altri canali di comunicazione, ad esempio l’email in precedenza, il social spam sta diventando un vero e proprio business: lo si vede ad esempio dall’incremento della sofisticazione e diversificazione dei meccanismi utilizzati per diffondere lo spam, non solo nei volumi di contenuto creati”, spiega Devin Redmond CEO of Nexgate. “Il fatto che si valuta il mercato dello spam un business da 200 milioni di dollari e che i messaggi vengano consegnati con una così ampia varietà di metodi, lo rende ormai parte integrante del mondo dei social media”.

La grande forza del social spam sta probabilmente nella ricezione, ovvero nell’audience che può raggiungere. Lo spam via mail viene consegnato ad un utente alla volta, mentre post spammy sui social media possono potenzialmente raggiungere centinaia di migliaia di persone ed è difficile da combattere: sempre secondo il report solo il 15% di tutto il social spam contiene un link che possa essere bloccato  come spam.

Gli spammer hanno inoltre diversi modi per diffondere contenuti  all’interno dei social media: dal classico link shortened url con prompts come “clicca qui”, “free” o “wow”, ad account fake o pulsanti di condivisione social, fino alle applicazioni che promettono feature speciali come il famigerato “clicca per sapere quanti utenti hanno visto il tuo profilo Facebook” e simili.

Lo studio rivela anche che Facebook  e Youtube sono i social network in cui si ha la maggior concentrazione di spam: la ratio di spam di questi due network comparata con gli altri è di 100 a 1, e Facebook si aggiudica il primato come network con il più alto numero di attacchi phishing.

Lo spam rappresenta il 70% delle email inviate, mentre Facebook nel 2012 riportava che solo il 4% dei post erano spam. Lo studio sembra concludersi in maniera non troppo ottimistica: è solo una questione di tempo ed anche lo spam sui social network peggiorerà.

In tutto questo riteniamo che lo spam sia tipicamente ben riconoscibile ed evitabile, con un po’ di accortezza, all’interno dei social network come via mail e che nonostante questi dati possono spaventare, non siano sufficienti a disincentivare l’utilizzo ormai consolidato di questi canali di comunicazione che ormai sono diventati irrinunciabili.

 

(Tratto da Mashable, immagine di italyleaks.com)

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